Tempco Blog articoli

Termoregolazione ad alta precisione in modalità monofluido

Nei processi produttivi dell’industria chimica e farmaceutica è comune l’impiego di centraline di termoregolazione monofluido per la regolazione della temperatura dei reattori. Tantissimi e diversi sono qui gli impieghi, poiché si va da piccoli reattori di laboratorio ai grandi reattori usati per produrre principi attivi nel farmaceutico, così come semplici mescolatori di sostanze chimiche o cosmetiche.

Il concetto alla base di tutte queste applicazioni è però lo stesso, dovendo mantenere questi sistemi a una temperatura tale da consentire di preparare il prodotto contenuto all’interno mediante una serie di salite e discese della temperatura, ovvero cicli controllati di riscaldamento e raffreddamento.

Questi reattori sono incamiciati, e nella camicia di questi reattori si può quindi far scorrere un fluido caldo o freddo per riscaldare e raffreddare il prodotto all’interno. Una prima semplice soluzione è far passare ad esempio vapore e acqua fredda per assolvere al compito. Ciò comporta però la difficoltà di dover vuotare completamente la camicia a ogni cambio di fluido di lavoro, onde evitare possibili contaminazioni degli stessi, e far circolare completamente il nuovo fluido, con relativi tempi tecnici richiesti.

La soluzione migliore è allora ricorrere alla termoregolazione monofluido, che impiega un unico fluido che scorre continuamente all’interno della camicia, che viene di volta in volta portato alla temperatura necessaria per riscaldare o raffreddare il prodotto mediante scambiatori di calore e valvole di regolazione. In funzione quindi di un set-point di temperatura che viene impostato dalla produzione del cliente tramite un PLC, che si interfaccia con la centralina di termoregolazione, si aprono le valvole sullo scambiatore del vapore per riscaldare piuttosto che quelle sull’acqua fredda per raffreddare il fluido che continua a circolare.

Esistono naturalmente tanti sistemi e diversificati, ad esempio centraline con sezione di riscaldamento elettrica e raffreddamento ad acqua, centraline con più livelli di temperatura, riscaldamento a vapore, raffreddamento con acqua di torre o acqua gelida per raggiungere temperature molto basse. Si tratta insomma di centraline estremamente customizzate, anche in considerazione del fatto che spesso lavorano in ambienti safe, o con certificazione Atex, o ancora vengono installate negli Stati Uniti, per cui sono fornite con certificazione UL, o in Russia, dove è richiesta la certificazione EAC.

Resta però invariato il principio di funzionamento, ossia avere un unico fluido che continua a circolare sul reattore che viene riscaldato o raffreddato da fluidi utilities che vengono immessi nella centralina di termoregolazione. Il vantaggio offerto dal sistema monofluido è di avere una costante circolazione di fluido, nessuna contaminazione dei fluidi di lavoro e, infine, avere un ampio range di regolazione. Con una gestione molto precisa delle temperature e un controllo molto accurato sui set-point di temperatura, con tolleranze molto ristrette, grazie all’impiego di sistemi PID, valvole modulanti e sistemi di regolazione molto raffinati.

Termoregolazione monofluido in impianto di concentrazione

Progettazione di una speciale centralina di termoregolazione monofluido per impianto di concentrazione, dedicato al recupero di metalli pregiati. La centralina di termoregolazione dei reattori provvede al mantenimento della temperatura dei reattori, tramite la regolazione effettuata su una batteria di scambiatori saldobrasati impiegando vapore come fluido di servizio caldo e acqua gelida per il circuito freddo.
Il tipo di applicazione comporta un ambiente parecchio aggressivo, e per tale motivo la selezione dei materiali è stata maturata a seguito di diverse esperienze e know-how maturato da Tempco sul campo, fino al raggiungimento del target richiesto grazie alla collaborazione tra il reparto di gestione dell’impianto del cliente e l’ufficio tecnico di Tempco.

Tempco termoregolazione monofluido reattori

In questa specifica applicazione, i limiti di lavoro erano molto spinti verso l’alto, trattandosi di centraline ad acqua pressurizzata con temperatura di lavoro di 140/150° C, che viene mantenuta per cicli di lavoro anche molto lunghi, con lavorazioni pertanto decisamente impegnative.

Gli scambiatori saldobrasati installati nella centralina sono il risultato di una progettazione speciale, sia dal punto di vista della circuitazione sia per le caratteristiche di design, in quanto devono resistere a variazioni di temperatura molto ampie, che superano spesso i 130° C.

Tempco termoregolazione monofluido reattori render

Tempco termoregolazione monofluido reattori scambiatori

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Fluidi e acciaio al carbonio negli scambiatori a piastre

Come sono fatte le connessioni negli scambiatori di calore a piastre, affinché i fluidi non entrino in contatto con l’acciaio al carbonio? Si tratta di una domanda che mi viene posta spesso.

Se il fluido impiegato non mostra particolari problemi a entrare in contatto con l’acciaio al carbonio, il fluido quando entra nella flangia è in contatto con il materiale. Dopodiché entra nello scambiatore ed è in contatto con l’acciaio inossidabile delle piastre. Molto spesso però è necessario evitare il contatto dei fluidi con parti e materiali che siano esposti a ossidazione e corrosione. In tal caso è preferibile che il fluido non sia mai a contatto con l’acciaio al carbonio.

Premesso che gli scambiatori di calore a piastre possono avere due tipologie di connessione, a flangia o tramite connessioni filettate, con le connessioni flangiate, il gioco è abbastanza semplice in quanto è sufficiente realizzare il fusto nella zona dei bocchelli con un rivestimento che può essere realizzato in gomma, come nitrile, etilene propilene, viton, oppure in acciaio inox AISI 304 o AISI 316. L’interno del fusto nella zona del bocchello è quindi protetto dallo stesso lining. La guarnizione della prima piastra va in contatto con l’anello circolare del lining, e in questo modo il fluido oltrepassa il fusto ed entra tra le prime due piastre, senza essere mai in contatto con l’acciaio al carbonio. La piastra finale è una piastra cieca quindi non va a contatto con l’acciaio al carbonio ma resta sempre e solo a contatto con le piastre in acciaio inossidabile.

A proposito, i fluidi non passano mai tra la prima piastra e il fusto, entrano direttamente tra le prime due piastre.

Con scambiatori di calore a piastre a connessioni filettate, i bocchelli – realizzati in acciaio inossidabile o in materiale plastico nel caso di fluidi aggressivi come acqua di mare e acidi – hanno un riscontro, una sorta di ‘cartella’ che va a contatto con la guarnizione, viene trattenuta dal fusto, e anche in questo modo il fluido che entra nello scambiatore è in contatto solo con l’acciaio inossidabile e con il materiale delle guarnizioni. Senza mai entrare in contatto con il ferro, la vernice o altri materiali che siano esposti a corrosione.

Il problema infine non si pone nemmeno nel caso di scambiatori di calore a piastre per impiego nell’industria alimentare, che hanno costruzione completamente in acciaio inossidabile per soddisfare i severi requisiti igienici del comparto.

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Raffreddamento a immersione e torri in fonderia a conchiglia

Nel 2011 Tempco ha installato un impianto di raffreddamento per un un’importante fonderia italiana. Il sistema di raffreddamento provvede nello specifico a raffreddare i forni a induzione, le conchigliatrici impiegate per la fusione in conchiglia di particolari metallici, le vasche di raffreddamento degli stampi e la vasche per il raffreddamento dei pezzi lavorati.

L’impianto nel suo insieme è costituito da:

Tempco raffreddamento fonderia torre di raffreddamento

Dopo oltre 10 anni di funzionamento, il cliente ha avuto la necessità di incrementare la potenzialità produttiva dell’impianto. Ciò ha richiesto il raddoppio della torre e del relativo sistema di distribuzione dell’acqua, dal momento che la fonderia prevede di installare nuovi forni a induzione oltre al fatto che il sistema dovrà asservire una nuova parte di impianto per il raffreddamento delle conchigliatrici.

Tempco raffreddamento fonderia conchigliatrici parti metalliche

Tempco raffreddamento fonderia scambiatori TCOIL a immersione

Tempco raffreddamento fonderia scambiatori saldobrasati

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Come calcolare il volano termico nel raffreddamento di processo

Come si calcola e a cosa serve il volano termico, ossia i serbatoi di accumulo o serbatoi inerziali nelle applicazioni di raffreddamento con chiller asserviti a centraline di termoregolazione. Molto spesso i nostri chiller sono infatti asserviti a centraline di termoregolazione o di termostatazione che servono delle utenze, quali reattori farmaceutici o processi industriali in generale. In questi ambiti vi sono differenze di temperatura notevoli, che implicano all’interno dello stesso processo necessità di raffreddamento, di riscaldamento e di mantenimento di alte temperature.

Prendiamo l’esempio di un reattore farmaceutico, dove un prodotto deve essere portato a una temperatura elevata, poniamo 90° C, per ottenere una data reazione chimica. Una volta ottenuta la reazione chimica, il prodotto va mantenuto a una certa temperatura per un periodo di tempo definito, e poi deve essere raffreddato. Abbiamo allora una massa notevole di prodotto ad alta temperatura, una camicia del reattore in cui circola un fluido a elevata temperatura, e tutto questo va raffreddato. A questo punto la centralina di termoregolazione chiude la sezione di riscaldamento e apre il circuito di raffreddamento, mediante una valvola a due vie, a tre vie, modulante o on/off sullo scambiatore.

Il gruppo frigorifero è dimensionato per eseguire il raffreddamento di questa massa in un certo tempo. Ma all’inizio del processo di raffreddamento, avremo una enorme massa di fluido ad alta temperatura che entra in uno scambiatore, dove sul secondario vi è acqua fredda. Lo scambiatore andrà quindi a scambiare una potenza termica molto elevata, perché abbiamo un Delta T medio logaritmico elevatissimo che aumenta l’efficienza dello scambiatore. Tutta la potenza viene così scaricata sull’acqua di raffreddamento, e se non abbiamo un volano termico con un volume importante il rischio è di mettere in crisi il gruppo frigorifero.

Questo è dovuto al fatto che, se abbiamo poco volume, tutta questa energia viene scaricata nel serbatoio freddo, e l’acqua invece di tornare ad esempio 15° al chiller per essere raffreddata a 10° C arriva magari a 40-45° C o anche 50° C per un transitorio. Ciò basta a portare le pressioni di evaporazione del chiller fuori dal suo range di funzionamento. Con il risultato di mandare in blocco il gruppo frigorifero e interrompere il processo di raffreddamento necessario alla produzione.

Pertanto, è molto importante calcolare il volume di questo volano termico, o buffer, per avere un serbatoio in grado di attenuare questi picchi. Permettendo di mandare l’acqua al chiller a una temperatura che non lo metta in crisi. Il calcolo viene fatto in funzione dei volumi di prodotto in gioco, e quindi dell’energia, mantenendo un margine sul volume di questo serbatoio in modo che durante i picchi di lavoro le temperature rimangano nel range di lavoro del chiller, 20-25° C, 30° C al massimo.

A tal fine è importante che il cliente dia una mano, fornendo tutte le informazioni base relative al suo impianto, quali ad esempio i volumi di acqua che circolano, le lunghezze delle tubazioni, il volume del reattore nella fattispecie presa ad esempio, e la velocità a cui necessita che avvenga il raffreddamento. Il tutto per impostare correttamente la dimensione del chiller. Aiuta infine avere sulla sezione di raffreddamento della centralina una valvola modulante a tre vie, che permette di impostare una rampa di raffreddamento che rispetta le temperature e i tempi del cliente, e che consente al gruppo frigorifero di lavorare in maniera adeguata senza entrare in crisi.

 

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Scambiatore multipass per centralina idraulica di potenza

Quello che vedete nella foto qui sotto, è un importante scambiatore di calore a piastre che abbiamo fornito per asservire una centrale idraulica di potenza. Si tratta di una macchina notevole, come si evince dalle sue caratteristiche salienti:

  • Portata di olio di circa 2.500 lt/min ISOVG46
  • Acqua di raffreddamento a temperatura medio alta e con portata limitata
  • Potenza installata di circa 1.700 KW

La portata limitata dell’acqua di raffreddamento ha in particolare richiesto di progettare uno schema termico impegnativo. L’applicazione ha quindi nello specifico richiesto la progettazione e la realizzazione da parte di Tempco di uno scambiatore a piastre multipass con connessioni DN200. Le piastre dello scambiatore hanno spessore di 0,6 mm e guarnizioni in materiale NBR HT.

Il sistema ha infine esecuzione PN16.

 

Tempco scambiatore multi pass Centrale idraulica

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Chiller in termoregolazione banchi prova per motori EC su Zerosottozero

La rivista ZeroSottozero pubblica nel numero di marzo 2022 un articolo sulle centraline di termoregolazione Tempco, in applicazione asservita da Chiller per banchi prova di motori EC.

La procedura di testing per motori elettrici a controllo elettronico è un passaggio cruciale per garantire le prestazioni e i consumi dei motori alle diverse velocità di rotazione. Requisito essenziale in ottica di produzione sostenibile e risparmio energetico, temi quanto mai ‘caldi’ in questo momento storico.

Grazie ad Andrea Ballocchi di ZeroSottoZero per la collaborazione!

 

Zerosottozero termoregolazione chiller test bench motori EC

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Wind chill e torri evaporative

Quando mi trovo a spiegare come funzionano le torri di raffreddamento, spesso faccio riferimento a un particolare effetto che viene chiamato Wind chill, utile per spiegare i vantaggi delle torri rispetto all’uso di scambiatori di calore indiretti.

Il Wind chill, o fattore di raffreddamento dovuto al vento, fa riferimento a quella sensazione di intenso raffrescamento, o di freddo da brividi, che si sente quando uscendo dall’acqua al mare c’è vento. Questa sensazione è dovuta all’evaporazione dell’acqua sul nostro corpo, e a causare questo senso di freddo intenso e improvviso è l’effetto dell’evaporazione dell’acqua dalla nostra pelle che avviene asportando energia.

Questo è esattamente lo stesso effetto che si ha nei raffreddatori adiabatici e nelle torri evaporative in virtù del quale è possibile raffreddare la temperatura dell’acqua a un livello inferiore rispetto alla temperatura ambiente. Parlando di torri di raffreddamento, ai nostri clienti chiediamo infatti sempre quale sia il valore della temperatura di bulbo umido di progetto, essenziale per calcolare la torre stessa.

Guardando alle tabelle degli standard americani ASHRAE, o di qualsiasi tabella climatica, troveremo sempre i dati medi delle temperature di bulbo secco stagionali, invernali ed estivi, relativi alle varie aree geografiche. Allo stesso modo, una colonna sarà anche dedicata ai valori medi delle temperature di bulbo umido.

Spiegata in modo semplice, la temperatura di bulbo umido è quella temperatura che si ottiene se, prendendo un normale termometro da esterno, avvolgiamo il sensore, il bulbo, con uno straccio leggermente bagnato. Si vedrà la temperatura scendere, e questa è la temperatura del bulbo umido, ossia del bulbo bagnato, che è più bassa rispetto alla temperatura dell’aria esterna. Questa è altresì la temperatura di riferimento per la progettazione delle torri evaporative perché è la temperatura più bassa che si può raggiungere, ottenendo una temperatura dell’acqua in uscita dalla torre più bassa. Questo perché si sfrutta il calore latente di evaporazione, ovvero quella energia che viene asportata dall’evaporazione dell’acqua, che consente di abbassare la temperatura dell’acqua che viene raffreddata.

 

 

Per restare sempre informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Raffreddamento inverter in Russia con scambiatori a fascio tubiero speciali

Per un impianto di raffreddamento inverter di potenza, abbiamo fornito una serie di scambiatori di calore a fascio tubiero, perseguendo la specifica richiesta che ci è stata fatta dalla società di ingegneria committente.
La destinazione finale di questi scambiatori speciali è la Russia, Paese dove per l’installazione è richiesta la certificazione EAC, disponibile come standard sulla nostra gamma completa di scambiatori di calore.

Scambiatori fascio tubiero raffreddamento inverter EAC
Gli scambiatori che abbiamo impiegato presentano inoltre una costruzione particolare, in quanto il fascio interno è formato da una serie di tubi ad andamento spiroidale, che consente di ottenere un duplice scopo:

  • aumento dei coefficienti di scambio a causa dell’andamento turbolento del fluido
  • compensazione delle dilatazioni assorbita dalla particolare forma dei tubi

Scambiatori fascio tubiero raffreddamento inverter Russia

Scambiatori fascio tubierocertificazione EAC raffreddamento inverter

Gli scambiatori sono realizzati completamente in acciaio inossidabile.

Per restare sempre informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Scambiatori a doppia parete in oleodinamica

Gli scambiatori a doppia parete sono una particolare tipologia di scambiatori che trova applicazione anche nel settore dell’oleodinamica. Questi scambiatori sono caratterizzati dal fatto di avere una doppia piastra, o doppia parete appunto, per evitare che vi possa essere miscelazione tra fluidi primario e secondario in caso di rottura o perforazione di una piastra.

La tipologia di scambiatori a doppia parete trova applicazione in oleodinamica soprattutto in applicazioni estremamente delicate. Un chiaro esempio è il raffreddamento dell’olio del riduttore di una turbina in impianti di generazione di energia, dove l’organo meccanico è critico per il tipo di applicazione. Ritrovarsi qui con presenza di acqua nell’olio può portare a danni gravissimi e irreparabili.

L’applicazione più tradizionale fa uso di scambiatori a fascio tubiero del genere tubo in tubo, ossia con doppio tubo, o doppia parete. Questi sono dotati di particolari testate costruite in modo tale che, in caso di perdita di fluidi, la perdita defluisce in una speciale camera presente tra le due testate. Consentendo quindi di verificare la presenza di una perdita per intervenire e riparare.

Nel caso degli scambiatori di calore a piastre a doppia parete, la presenza di una doppia guarnizione nella zona dei bocchelli previene la possibilità di miscelazione tra i due fluidi. Quindi anche in caso di rottura di una guarnizione, lungo il perimetro esterno o nella zona dei bocchelli, la perdita di fluidi avviene verso l’esterno dello scambiatore. In caso di rottura di una piastra, vi è una camera d’aria tra una piastra e l’altra per cui si ha una fuoriuscita visibile di olio o acqua verso l’esterno dello scambiatore, facile quindi da ripristinare.

Vantaggi e svantaggi della soluzione a doppia parete: i vantaggi sono tutti a carico della sicurezza, per cui lo scambiatore a doppia parete è una scelta obbligata quando si ha l’assoluta necessità di evitare qualsiasi miscelazione tra fluido primario e secondario. Gli svantaggi sono diversi, a partire dal costo superiore in quanto il numero delle piastre è doppio, e quindi aumenta il costo dei materiali costruttivi. Inoltre, avendo spessori maggiori e una camera d’aria tra le due piastre, diminuiscono i coefficienti di scambio termico. Pertanto, oltre a richiedere materiali in quantità maggiore, va aumentata anche la superficie di scambio termico necessaria per assolvere lo stesso lavoro termico. Resta però una soluzione necessaria per poter prevenire possibili problemi negli impianti oleodinamici.

 

Per restare sempre informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.