Tempco Blog articoli

Flusso negli scambiatori, controcorrente vs. equicorrente

Qual è la differenza tra scambiatori di calore controcorrente ed equicorrente, e perché si fa ricorso alle due tipologie di scambio termico?

Stiamo parlando di flussi dei fluidi negli scambiatori di calore, ovvero scambiatori che funzionano in controcorrente o in equicorrente. Il senso è chiaro nella parola stessa: in uno scambiatore controcorrente, i due fluidi che scambiano energia trasferendo calore tra loro passano nello scambiatore seguendo direzioni opposte.

Ciò è semplice da comprendere in uno scambiatore a piastre, dove controcorrente significa che un fluido scorre dall’alto verso il basso e l’altro dal basso verso l’alto. In uno scambiatore a fascio tubiero a singolo passaggio, abbiamo un mantello in cui un fluido scorre in una direzione, mentre nei tubi l’altro fluido scorre in direzione opposta. Diviene un poco più complicato da capire nel caso di uno scambiatore multi-passaggio. In uno scambiatore ad aria, infine, ovvero con pacco alettato, il flusso dell’aria scorre in direzione opposta a quella dell’acqua.

Equicorrente è esattamente il funzionamento opposto, entrambi i fluidi scorrono nella stessa direzione.

La differenza è che uno scambiatore che funziona in controcorrente ha coefficienti di scambio termico molto più elevati, consentendo di avvicinare molto la temperatura di uscita di uno dei fluidi alla temperatura in entrata dell’altro. Ciò vale sia nel processo di raffreddamento che di riscaldamento. Negli scambiatori a piastre, inoltre, lo scambio in flusso controcorrente consente anche l’incrocio delle temperature con coefficienti di scambio termico e resa termica molto superiori rispetto allo stesso incrocio delle temperature che è possibile avere in altre tipologie di scambiatori.

Lo scambio termico in equicorrente non consente invece l’incrocio delle temperature, in quanto le temperature dei due fluidi tenderanno ad avvicinarsi per tutta la durata del passaggio nello scambiatore, dall’inizio alla fine. Viene impiegato quando sono richiesti processi di riscaldamento, raffreddamento o scambio termico che non siano troppo drastici e invasivi, più soft quindi, con minore impatto termodinamico sul prodotto raffreddato o riscaldato. Questo accade ad esempio in scambi termici nelle produzioni farmaceutiche o nel settore alimentare, in cui il prodotto che viene raffreddato/riscaldato necessita di schemi termici che non presentino shock, che altrimenti potrebbero alterare il prodotto stesso e compromettere la qualità finale della produzione.

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Nuova sezione Referenze arricchita nel sito Tempco

Una nuova e rinnovata sezione dedicata alle Referenze applicative in una varietà di settori industriali è online nel nostro sito Tempco.

La sezione Referenze include una serie completa di casi applicativi sviluppati negli anni da Tempco per l’industria Alimentare e Automotive, settore chimico e petrolchimico, applicazioni per le energie rinnovabili, produzione farmaceutica, industria della gomma e materie plastiche, carta, metallurgia, produzione di energia, settore ricerca & engineering e industria tessile.

Moltissime e variegate sono le applicazioni presenti in questa sezione, suddivise per settori merceologici e che impiegano nei più svariati ambiti di produzione le macchine per gestione energia termica di Tempco: scambiatori di calore a piastre, a fascio tubiero e dimple jacket a immersione, centraline di termoregolazione e gruppi frigoriferi, torri evaporative, free cooling e soluzioni di recupero energetico, raffreddamento e riscaldamento ad alta efficienza.

A ogni applicazione è associata una descrizione del tipo di processo e delle esigenze di regolazione della temperatura correlate, la soluzione studiata per il cliente e i macchinari e le apparecchiature utilizzate nella realizzazione dell’impianto. Una scheda tecnica di riepilogo che è possibile scaricare in PDF riassume quindi le caratteristiche dell’applicazione, offrendo una panoramica delle soluzioni per gestione dell’energia termica declinate in tutti i principali settori industriali in cui Tempco opera.

Vi invitiamo quindi a scoprire il vasto mondo delle applicazioni per termoregolazione industriale e regolazione della temperatura sviluppate da Tempco, in continuo aggiornamento, e buona navigazione!

Referenze nelle soluzioni di gestione energia termica Tempco per l’industria

Tempco referenze applicazioni industriali regolazione temperatura

Gas frigoriferi e sostenibilità nella refrigerazione industriale

I gas frigoriferi che vengono impiegati nei chiller per le applicazioni di refrigerazione e raffreddamento nei processi industriali sono causa di emissioni a effetto serra, una volta che vengono liberati nell’ambiente. Per questa ragione, i costruttori di scambiatori a piastre saldobrasati, componente chiave nella realizzazione di gruppi frigoriferi per il raffreddamento di acqua e soluzioni incongelabili, spingono l’innovazione e la ricerca verso soluzioni che siano in grado di ridurre il carbon footprint della refrigerazione industriale.

Gli scambiatori saldabrasati vengono impiegati nei chiller in funzione di condensatori, in caso di condensazione ad acqua, o come evaporatori, ossia come scambiatori tra il gas frigorigeno che evapora e il fluido da raffreddare, che sia acqua, soluzione glicolata oppure olio.

Ridurre l’impatto ambientale della refrigerazione industriale è quindi possibile grazie allo sviluppo e all’impiego di scambiatori saldobrasati a micro channel, ovvero scambiatori che presentano piastre con una profondità di stampaggio molto ridotta, nell’ordine dei 2 mm, 2,5 o 3 mm circa, a seconda del fluido che si andrà a utilizzare con lo scambiatore.

La sfida è pertanto realizzare macchine che garantiscano la stessa resa termica ma impiegando una ridotta quantità di gas frigoriferi. Ciò per avere volumi di freon o gas frigorifero molto più contenuti in caso di dispersione nell’ambiente. Il fatto di avere canali di passaggio tra le piastre molto piccoli consente quindi di avere meno gas che passa tra di esse, ottenendo la stessa resa termica.

 

 

Normalmente, la dimensione di questi canali negli scambiatori deve avere un certo diametro, onde evitare fenomeni di sporcamento e intasamento, in relazione quindi al tipo di applicazione. Nel caso dei chiller, l’acqua circola nello scambiatore a circuito chiuso, venendo perciò filtrata all’inizio, prima di caricare il sistema, ed è poi sempre la stessa che viene continuamente fatta circolare su se stessa. Pertanto difficilmente presenta particelle tali da causare sporcamento o intasamenti. Inoltre, lo scambiatore/evaporatore lavora a temperature molto basse, e sicuramente al di sotto dei livelli di temperatura che provocano la precipitazione dei carbonati, motivo in più per cui questi scambiatori non sono soggetti a sporcamento.

Per queste ragioni, è pertanto possibile impiegare canali di passaggio molto più piccoli, riducendo la quantità di gas frigorifero che circola nell’impianto creando così dei gruppi frigoriferi con un carbon footprint ancora più contenuto.

Manutenzione preventiva negli scambiatori di calore

Oggi si parla molto di manutenzione preventiva, o addirittura di manutenzione predittiva abilitata da analytics e intelligenza artificiale in contesti produttivi di Industria 4.0 che adottano la raccolta dati in ambienti IoT. Una manutenzione che sia in grado di anticipare problemi alle macchine è infatti cruciale per evitare guasti e fermi di produzione che portano elevate perdite economiche.

Nel caso degli scambiatori di calore a piastre, la manutenzione preventiva porta quindi indubbi vantaggi anche in termini di risparmio energetico, in quanto permette di sfruttare lo scambio termico alla massima efficienza, basata sui dati di progetto dell’impianto.

Il monitoraggio di alcuni parametri chiave consente nello specifico di valutare il momento in cui è utile procedere ad una manutenzione:

  • aumento del valore delle perdite di carico, rispetto ai valori di progetto
  • diminuzione delle prestazioni a livello delle temperature rispetto ai valori di progetto

Scambiatori a piastre fouling sporcamento manutenzione preventiva

 

Questi sono i due parametri da tenere sotto controllo per determinare se lo scambiatore necessita di una pulizia. Questi valori sono validi per qualsiasi tipo di scambiatore di calore: è infatti chiaro che a parità di portata lo sporcamento e le incrostazioni provocano un aumento delle perdite di carico, ovvero della differenza di pressione tra ingresso ed uscita del fluido. Inoltre lo ‘spessore’ delle incrostazioni ha un effetto per così dire isolante, portando a un decadimento del coefficiente di scambio termico nello scambiatore.

 

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Termoregolazione ad alta precisione in modalità monofluido

Nei processi produttivi dell’industria chimica e farmaceutica è comune l’impiego di centraline di termoregolazione monofluido per la regolazione della temperatura dei reattori. Tantissimi e diversi sono qui gli impieghi, poiché si va da piccoli reattori di laboratorio ai grandi reattori usati per produrre principi attivi nel farmaceutico, così come semplici mescolatori di sostanze chimiche o cosmetiche.

Il concetto alla base di tutte queste applicazioni è però lo stesso, dovendo mantenere questi sistemi a una temperatura tale da consentire di preparare il prodotto contenuto all’interno mediante una serie di salite e discese della temperatura, ovvero cicli controllati di riscaldamento e raffreddamento.

Questi reattori sono incamiciati, e nella camicia di questi reattori si può quindi far scorrere un fluido caldo o freddo per riscaldare e raffreddare il prodotto all’interno. Una prima semplice soluzione è far passare ad esempio vapore e acqua fredda per assolvere al compito. Ciò comporta però la difficoltà di dover vuotare completamente la camicia a ogni cambio di fluido di lavoro, onde evitare possibili contaminazioni degli stessi, e far circolare completamente il nuovo fluido, con relativi tempi tecnici richiesti.

La soluzione migliore è allora ricorrere alla termoregolazione monofluido, che impiega un unico fluido che scorre continuamente all’interno della camicia, che viene di volta in volta portato alla temperatura necessaria per riscaldare o raffreddare il prodotto mediante scambiatori di calore e valvole di regolazione. In funzione quindi di un set-point di temperatura che viene impostato dalla produzione del cliente tramite un PLC, che si interfaccia con la centralina di termoregolazione, si aprono le valvole sullo scambiatore del vapore per riscaldare piuttosto che quelle sull’acqua fredda per raffreddare il fluido che continua a circolare.

Esistono naturalmente tanti sistemi e diversificati, ad esempio centraline con sezione di riscaldamento elettrica e raffreddamento ad acqua, centraline con più livelli di temperatura, riscaldamento a vapore, raffreddamento con acqua di torre o acqua gelida per raggiungere temperature molto basse. Si tratta insomma di centraline estremamente customizzate, anche in considerazione del fatto che spesso lavorano in ambienti safe, o con certificazione Atex, o ancora vengono installate negli Stati Uniti, per cui sono fornite con certificazione UL, o in Russia, dove è richiesta la certificazione EAC.

Resta però invariato il principio di funzionamento, ossia avere un unico fluido che continua a circolare sul reattore che viene riscaldato o raffreddato da fluidi utilities che vengono immessi nella centralina di termoregolazione. Il vantaggio offerto dal sistema monofluido è di avere una costante circolazione di fluido, nessuna contaminazione dei fluidi di lavoro e, infine, avere un ampio range di regolazione. Con una gestione molto precisa delle temperature e un controllo molto accurato sui set-point di temperatura, con tolleranze molto ristrette, grazie all’impiego di sistemi PID, valvole modulanti e sistemi di regolazione molto raffinati.

Termoregolazione monofluido in impianto di concentrazione

Progettazione di una speciale centralina di termoregolazione monofluido per impianto di concentrazione, dedicato al recupero di metalli pregiati. La centralina di termoregolazione dei reattori provvede al mantenimento della temperatura dei reattori, tramite la regolazione effettuata su una batteria di scambiatori saldobrasati impiegando vapore come fluido di servizio caldo e acqua gelida per il circuito freddo.
Il tipo di applicazione comporta un ambiente parecchio aggressivo, e per tale motivo la selezione dei materiali è stata maturata a seguito di diverse esperienze e know-how maturato da Tempco sul campo, fino al raggiungimento del target richiesto grazie alla collaborazione tra il reparto di gestione dell’impianto del cliente e l’ufficio tecnico di Tempco.

Tempco termoregolazione monofluido reattori

In questa specifica applicazione, i limiti di lavoro erano molto spinti verso l’alto, trattandosi di centraline ad acqua pressurizzata con temperatura di lavoro di 140/150° C, che viene mantenuta per cicli di lavoro anche molto lunghi, con lavorazioni pertanto decisamente impegnative.

Gli scambiatori saldobrasati installati nella centralina sono il risultato di una progettazione speciale, sia dal punto di vista della circuitazione sia per le caratteristiche di design, in quanto devono resistere a variazioni di temperatura molto ampie, che superano spesso i 130° C.

Tempco termoregolazione monofluido reattori render

Tempco termoregolazione monofluido reattori scambiatori

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Fluidi e acciaio al carbonio negli scambiatori a piastre

Come sono fatte le connessioni negli scambiatori di calore a piastre, affinché i fluidi non entrino in contatto con l’acciaio al carbonio? Si tratta di una domanda che mi viene posta spesso.

Se il fluido impiegato non mostra particolari problemi a entrare in contatto con l’acciaio al carbonio, il fluido quando entra nella flangia è in contatto con il materiale. Dopodiché entra nello scambiatore ed è in contatto con l’acciaio inossidabile delle piastre. Molto spesso però è necessario evitare il contatto dei fluidi con parti e materiali che siano esposti a ossidazione e corrosione. In tal caso è preferibile che il fluido non sia mai a contatto con l’acciaio al carbonio.

Premesso che gli scambiatori di calore a piastre possono avere due tipologie di connessione, a flangia o tramite connessioni filettate, con le connessioni flangiate, il gioco è abbastanza semplice in quanto è sufficiente realizzare il fusto nella zona dei bocchelli con un rivestimento che può essere realizzato in gomma, come nitrile, etilene propilene, viton, oppure in acciaio inox AISI 304 o AISI 316. L’interno del fusto nella zona del bocchello è quindi protetto dallo stesso lining. La guarnizione della prima piastra va in contatto con l’anello circolare del lining, e in questo modo il fluido oltrepassa il fusto ed entra tra le prime due piastre, senza essere mai in contatto con l’acciaio al carbonio. La piastra finale è una piastra cieca quindi non va a contatto con l’acciaio al carbonio ma resta sempre e solo a contatto con le piastre in acciaio inossidabile.

A proposito, i fluidi non passano mai tra la prima piastra e il fusto, entrano direttamente tra le prime due piastre.

Con scambiatori di calore a piastre a connessioni filettate, i bocchelli – realizzati in acciaio inossidabile o in materiale plastico nel caso di fluidi aggressivi come acqua di mare e acidi – hanno un riscontro, una sorta di ‘cartella’ che va a contatto con la guarnizione, viene trattenuta dal fusto, e anche in questo modo il fluido che entra nello scambiatore è in contatto solo con l’acciaio inossidabile e con il materiale delle guarnizioni. Senza mai entrare in contatto con il ferro, la vernice o altri materiali che siano esposti a corrosione.

Il problema infine non si pone nemmeno nel caso di scambiatori di calore a piastre per impiego nell’industria alimentare, che hanno costruzione completamente in acciaio inossidabile per soddisfare i severi requisiti igienici del comparto.

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Raffreddamento a immersione e torri in fonderia a conchiglia

Nel 2011 Tempco ha installato un impianto di raffreddamento per un un’importante fonderia italiana. Il sistema di raffreddamento provvede nello specifico a raffreddare i forni a induzione, le conchigliatrici impiegate per la fusione in conchiglia di particolari metallici, le vasche di raffreddamento degli stampi e la vasche per il raffreddamento dei pezzi lavorati.

L’impianto nel suo insieme è costituito da:

Tempco raffreddamento fonderia torre di raffreddamento

Dopo oltre 10 anni di funzionamento, il cliente ha avuto la necessità di incrementare la potenzialità produttiva dell’impianto. Ciò ha richiesto il raddoppio della torre e del relativo sistema di distribuzione dell’acqua, dal momento che la fonderia prevede di installare nuovi forni a induzione oltre al fatto che il sistema dovrà asservire una nuova parte di impianto per il raffreddamento delle conchigliatrici.

Tempco raffreddamento fonderia conchigliatrici parti metalliche

Tempco raffreddamento fonderia scambiatori TCOIL a immersione

Tempco raffreddamento fonderia scambiatori saldobrasati

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Come calcolare il volano termico nel raffreddamento di processo

Come si calcola e a cosa serve il volano termico, ossia i serbatoi di accumulo o serbatoi inerziali nelle applicazioni di raffreddamento con chiller asserviti a centraline di termoregolazione. Molto spesso i nostri chiller sono infatti asserviti a centraline di termoregolazione o di termostatazione che servono delle utenze, quali reattori farmaceutici o processi industriali in generale. In questi ambiti vi sono differenze di temperatura notevoli, che implicano all’interno dello stesso processo necessità di raffreddamento, di riscaldamento e di mantenimento di alte temperature.

Prendiamo l’esempio di un reattore farmaceutico, dove un prodotto deve essere portato a una temperatura elevata, poniamo 90° C, per ottenere una data reazione chimica. Una volta ottenuta la reazione chimica, il prodotto va mantenuto a una certa temperatura per un periodo di tempo definito, e poi deve essere raffreddato. Abbiamo allora una massa notevole di prodotto ad alta temperatura, una camicia del reattore in cui circola un fluido a elevata temperatura, e tutto questo va raffreddato. A questo punto la centralina di termoregolazione chiude la sezione di riscaldamento e apre il circuito di raffreddamento, mediante una valvola a due vie, a tre vie, modulante o on/off sullo scambiatore.

Il gruppo frigorifero è dimensionato per eseguire il raffreddamento di questa massa in un certo tempo. Ma all’inizio del processo di raffreddamento, avremo una enorme massa di fluido ad alta temperatura che entra in uno scambiatore, dove sul secondario vi è acqua fredda. Lo scambiatore andrà quindi a scambiare una potenza termica molto elevata, perché abbiamo un Delta T medio logaritmico elevatissimo che aumenta l’efficienza dello scambiatore. Tutta la potenza viene così scaricata sull’acqua di raffreddamento, e se non abbiamo un volano termico con un volume importante il rischio è di mettere in crisi il gruppo frigorifero.

Questo è dovuto al fatto che, se abbiamo poco volume, tutta questa energia viene scaricata nel serbatoio freddo, e l’acqua invece di tornare ad esempio 15° al chiller per essere raffreddata a 10° C arriva magari a 40-45° C o anche 50° C per un transitorio. Ciò basta a portare le pressioni di evaporazione del chiller fuori dal suo range di funzionamento. Con il risultato di mandare in blocco il gruppo frigorifero e interrompere il processo di raffreddamento necessario alla produzione.

Pertanto, è molto importante calcolare il volume di questo volano termico, o buffer, per avere un serbatoio in grado di attenuare questi picchi. Permettendo di mandare l’acqua al chiller a una temperatura che non lo metta in crisi. Il calcolo viene fatto in funzione dei volumi di prodotto in gioco, e quindi dell’energia, mantenendo un margine sul volume di questo serbatoio in modo che durante i picchi di lavoro le temperature rimangano nel range di lavoro del chiller, 20-25° C, 30° C al massimo.

A tal fine è importante che il cliente dia una mano, fornendo tutte le informazioni base relative al suo impianto, quali ad esempio i volumi di acqua che circolano, le lunghezze delle tubazioni, il volume del reattore nella fattispecie presa ad esempio, e la velocità a cui necessita che avvenga il raffreddamento. Il tutto per impostare correttamente la dimensione del chiller. Aiuta infine avere sulla sezione di raffreddamento della centralina una valvola modulante a tre vie, che permette di impostare una rampa di raffreddamento che rispetta le temperature e i tempi del cliente, e che consente al gruppo frigorifero di lavorare in maniera adeguata senza entrare in crisi.

 

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.

Scambiatore multipass per centralina idraulica di potenza

Quello che vedete nella foto qui sotto, è un importante scambiatore di calore a piastre che abbiamo fornito per asservire una centrale idraulica di potenza. Si tratta di una macchina notevole, come si evince dalle sue caratteristiche salienti:

  • Portata di olio di circa 2.500 lt/min ISOVG46
  • Acqua di raffreddamento a temperatura medio alta e con portata limitata
  • Potenza installata di circa 1.700 KW

La portata limitata dell’acqua di raffreddamento ha in particolare richiesto di progettare uno schema termico impegnativo. L’applicazione ha quindi nello specifico richiesto la progettazione e la realizzazione da parte di Tempco di uno scambiatore a piastre multipass con connessioni DN200. Le piastre dello scambiatore hanno spessore di 0,6 mm e guarnizioni in materiale NBR HT.

Il sistema ha infine esecuzione PN16.

 

Tempco scambiatore multi pass Centrale idraulica

Per restare informato ogni mese sulle ultime applicazioni di gestione dell’energia termica, iscriviti alla Newsletter – Solid Temperature di Tempco.