La stagione calda, e l’estate appena iniziata, ci invogliano a parlare di birra, e in particolare delle applicazioni degli scambiatori di calore nella produzione della birra. Approfondiamo così un primo caso d’uso degli scambiatori di calore per le applicazioni nel food & beverage, che tanto interesse ha suscitato con l’ultimo video pubblicato.
La produzione di birra comporta infatti una serie di processi termici complessi e molto interessanti. In Tempco abbiamo una certa esperienza sul campo in fatto di birra, con diverse applicazioni fatte anche internamente, e tutt’oggi abbiamo una collaborazione con un birrificio nostro partner che produce della birra speciale che regaliamo ai clienti o utilizziamo per iniziative di marketing. In particolare, gli scambiatori di calore a piastre hanno un ruolo cruciale nel raffreddamento del mosto di birra prima che questo venga immesso nei fermentatori.
A seconda del tipo di lievito usato e del tipo di birra che si vuole produrre, diverso sarà quindi il livello di temperatura a cui il mosto deve essere raffreddato. Esistono infatti birre ad alta fermentazione e birre a bassa fermentazione. Per il raffreddamento del mosto alla corretta temperatura vengono utilizzati raffreddatori a piastre, e il mosto viene quindi mantenuto alla temperatura necessaria e stoccato nei fermentatori.
Piccoli birrifici, produzioni di birra artigianale o produzione di birra in casa impiegano anche piccoli scambiatori a piastre saldobrasati in rame. In realtà, non si tratta della soluzione ottimale, soprattutto in termini di sanificazione. I saldobrasati sono infatti scambiatori monoblocco, per cui non possono essere aperti per essere opportunamente puliti. Al termine di ogni ciclo è pertanto necessario procedere a un buon flussaggio dello scambiatore, onde rimuovere ogni possibile residuo e deposito che potrebbe andare a contaminare la cotta successiva.
Nella produzione industriale di birra si ricorre invece a scambiatori di calore a piastre ispezionabili, quindi con guarnizioni, che possono essere aperti, lavati e puliti. A seconda poi del tipo di birra e del livello di temperatura richiesto per la fermentazione, sul circuito secondario della birra potrà lavorare acqua di chiller, molto fredda per processi a bassa fermentazione, oppure acqua di acquedotto o acqua di torre per birre ad alta fermentazione.
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