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Birra, vino e scambiatori, i trattamenti termici nelle produzioni alimentari

Le applicazioni nell’industria alimentare, ossia del food and beverage, si fa davvero un ampio uso di scambiatori di calore, sia scambiatori a piastre che di tipo a fascio tubiero. Questo perché tutti i prodotti alimentari, tutte le bevande come ad esempio il vino e la birra, subiscono dei trattamenti termici per poter essere lavorati, per raggiungere temperature necessarie a far avvenire dei cambiamenti o delle stabilizzazioni, o per garantire la conservazione stessa dei prodotti.

Ad esempio, la birra al termine della fase di luppolatura deve essere raffreddata prima di poter essere introdotta nei fermentatori, portandola appunto alla corretta temperatura di fermentazione. Il vino subisce a sua volta dei processi di stagionatura, o di pastorizzazione, o ad ogni modo di trattamento termico necessari per raggiungere determinare caratteristiche organolettiche che rendono il vino un prodotto di alta qualità.

Altro esempio è il latte, che deve essere pastorizzato, e per questo vengono impiegati dei cicli termici ad alta e poi bassa temperatura, e successivamente una conservazione per un certo tempo a una determinata temperatura.

Questo per far capire che tutti questi prodotti subiscono dei trattamenti termici per poterne esaltare le caratteristiche o per garantirne la corretta conservazione a lungo termine e la sicurezza alimentare del prodotto sullo scaffale di un supermercato.

Tutti i trattamenti termici coinvolti vengono effettuati mediante scambiatori di calore, i quali devono essere realizzati in modo particolare. Dovendo lavorare infatti a contatto con i cibi, devono essere scambiatori certificati, costruiti con materiali certificati, con determinati trattamenti superficiali, con un adeguato design igienico privo di punti in cui potrebbe depositarsi del prodotto, dando quindi origine a proliferazione batterica. Ancora, le guarnizioni di tenuta devono essere approvate dalla FDA, o comunque da altro organo competente, per garantire che siano adatte e compatibili al contatto con i prodotti alimentari lavorati.

Le stesse connessioni devono essere di un certo tipo, per assicurare facilità di smontaggio così come delle operazioni di lavaggio, e tutta la costruzione degli apparecchi è solitamente realizzata in acciaio inossidabile, in quanto sono prodotti che devono essere sanitizzati e lavati con grande frequenza e continuamente per garantirne la massima sicurezza dal punto di vista dei requisiti della produzione alimentare.

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Scambiatori a piastre speciali nel settore petrolchimico

Gli scambiatori a piastre sono apparecchi semplici e ormai tecnicamente maturi per lo scambio termico nei processi industriali. La tipologia di applicazione può però sempre comportare speciali accorgimenti che rendono anche un comune scambiatore di calore qualcosa di particolare. Un tipico settore industriale che richiede una costruzione decisamente più ricercata degli scambiatori di calore sono gli impianti in ambito petrolchimico.

Diversi sono infatti gli accorgimenti nevessari negli scambiatori che vengono inseriti in processi dell’industria petrolchimica, per garantirne la resistenza dello scambiatore alle condizioni severe di lavoro:

  • Cicli di verniciatura anticorrosione (C5 M…)
  • Targhette in acciaio inox
  • Connessioni linea in AISI 316
  • Coefficienti di sicurezza termica aumentati (fouling factor adeguati)
  • Punti di messa a terra
  • Dichiarazioni di idoneità per installazione in area ATEX
  • Certificazioni dei materiali

Tutte queste caratteristiche riguardano quindi sia la costruzione dello scambiatore, e la stessa scelta dei materiali, sia i calcoli di progettazione e tutta la documentazione a supporto, che che devono garantire la funzionalità e la conformità dello scambiatore alle condizioni impegnative dell’ambiente industriale di destinazione.

Tempco Scambiatori di calore a piastre petrolchimico

Tempco Scambiatori a piastre petrolchimico targhetta inox

Tempco Scambiatori a piastre petrolchimico

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Flusso negli scambiatori, controcorrente vs. equicorrente

Qual è la differenza tra scambiatori di calore controcorrente ed equicorrente, e perché si fa ricorso alle due tipologie di scambio termico?

Stiamo parlando di flussi dei fluidi negli scambiatori di calore, ovvero scambiatori che funzionano in controcorrente o in equicorrente. Il senso è chiaro nella parola stessa: in uno scambiatore controcorrente, i due fluidi che scambiano energia trasferendo calore tra loro passano nello scambiatore seguendo direzioni opposte.

Ciò è semplice da comprendere in uno scambiatore a piastre, dove controcorrente significa che un fluido scorre dall’alto verso il basso e l’altro dal basso verso l’alto. In uno scambiatore a fascio tubiero a singolo passaggio, abbiamo un mantello in cui un fluido scorre in una direzione, mentre nei tubi l’altro fluido scorre in direzione opposta. Diviene un poco più complicato da capire nel caso di uno scambiatore multi-passaggio. In uno scambiatore ad aria, infine, ovvero con pacco alettato, il flusso dell’aria scorre in direzione opposta a quella dell’acqua.

Equicorrente è esattamente il funzionamento opposto, entrambi i fluidi scorrono nella stessa direzione.

La differenza è che uno scambiatore che funziona in controcorrente ha coefficienti di scambio termico molto più elevati, consentendo di avvicinare molto la temperatura di uscita di uno dei fluidi alla temperatura in entrata dell’altro. Ciò vale sia nel processo di raffreddamento che di riscaldamento. Negli scambiatori a piastre, inoltre, lo scambio in flusso controcorrente consente anche l’incrocio delle temperature con coefficienti di scambio termico e resa termica molto superiori rispetto allo stesso incrocio delle temperature che è possibile avere in altre tipologie di scambiatori.

Lo scambio termico in equicorrente non consente invece l’incrocio delle temperature, in quanto le temperature dei due fluidi tenderanno ad avvicinarsi per tutta la durata del passaggio nello scambiatore, dall’inizio alla fine. Viene impiegato quando sono richiesti processi di riscaldamento, raffreddamento o scambio termico che non siano troppo drastici e invasivi, più soft quindi, con minore impatto termodinamico sul prodotto raffreddato o riscaldato. Questo accade ad esempio in scambi termici nelle produzioni farmaceutiche o nel settore alimentare, in cui il prodotto che viene raffreddato/riscaldato necessita di schemi termici che non presentino shock, che altrimenti potrebbero alterare il prodotto stesso e compromettere la qualità finale della produzione.

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Nuova sezione Referenze arricchita nel sito Tempco

Una nuova e rinnovata sezione dedicata alle Referenze applicative in una varietà di settori industriali è online nel nostro sito Tempco.

La sezione Referenze include una serie completa di casi applicativi sviluppati negli anni da Tempco per l’industria Alimentare e Automotive, settore chimico e petrolchimico, applicazioni per le energie rinnovabili, produzione farmaceutica, industria della gomma e materie plastiche, carta, metallurgia, produzione di energia, settore ricerca & engineering e industria tessile.

Moltissime e variegate sono le applicazioni presenti in questa sezione, suddivise per settori merceologici e che impiegano nei più svariati ambiti di produzione le macchine per gestione energia termica di Tempco: scambiatori di calore a piastre, a fascio tubiero e dimple jacket a immersione, centraline di termoregolazione e gruppi frigoriferi, torri evaporative, free cooling e soluzioni di recupero energetico, raffreddamento e riscaldamento ad alta efficienza.

A ogni applicazione è associata una descrizione del tipo di processo e delle esigenze di regolazione della temperatura correlate, la soluzione studiata per il cliente e i macchinari e le apparecchiature utilizzate nella realizzazione dell’impianto. Una scheda tecnica di riepilogo che è possibile scaricare in PDF riassume quindi le caratteristiche dell’applicazione, offrendo una panoramica delle soluzioni per gestione dell’energia termica declinate in tutti i principali settori industriali in cui Tempco opera.

Vi invitiamo quindi a scoprire il vasto mondo delle applicazioni per termoregolazione industriale e regolazione della temperatura sviluppate da Tempco, in continuo aggiornamento, e buona navigazione!

Referenze nelle soluzioni di gestione energia termica Tempco per l’industria

Tempco referenze applicazioni industriali regolazione temperatura

Gas frigoriferi e sostenibilità nella refrigerazione industriale

I gas frigoriferi che vengono impiegati nei chiller per le applicazioni di refrigerazione e raffreddamento nei processi industriali sono causa di emissioni a effetto serra, una volta che vengono liberati nell’ambiente. Per questa ragione, i costruttori di scambiatori a piastre saldobrasati, componente chiave nella realizzazione di gruppi frigoriferi per il raffreddamento di acqua e soluzioni incongelabili, spingono l’innovazione e la ricerca verso soluzioni che siano in grado di ridurre il carbon footprint della refrigerazione industriale.

Gli scambiatori saldabrasati vengono impiegati nei chiller in funzione di condensatori, in caso di condensazione ad acqua, o come evaporatori, ossia come scambiatori tra il gas frigorigeno che evapora e il fluido da raffreddare, che sia acqua, soluzione glicolata oppure olio.

Ridurre l’impatto ambientale della refrigerazione industriale è quindi possibile grazie allo sviluppo e all’impiego di scambiatori saldobrasati a micro channel, ovvero scambiatori che presentano piastre con una profondità di stampaggio molto ridotta, nell’ordine dei 2 mm, 2,5 o 3 mm circa, a seconda del fluido che si andrà a utilizzare con lo scambiatore.

La sfida è pertanto realizzare macchine che garantiscano la stessa resa termica ma impiegando una ridotta quantità di gas frigoriferi. Ciò per avere volumi di freon o gas frigorifero molto più contenuti in caso di dispersione nell’ambiente. Il fatto di avere canali di passaggio tra le piastre molto piccoli consente quindi di avere meno gas che passa tra di esse, ottenendo la stessa resa termica.

 

 

Normalmente, la dimensione di questi canali negli scambiatori deve avere un certo diametro, onde evitare fenomeni di sporcamento e intasamento, in relazione quindi al tipo di applicazione. Nel caso dei chiller, l’acqua circola nello scambiatore a circuito chiuso, venendo perciò filtrata all’inizio, prima di caricare il sistema, ed è poi sempre la stessa che viene continuamente fatta circolare su se stessa. Pertanto difficilmente presenta particelle tali da causare sporcamento o intasamenti. Inoltre, lo scambiatore/evaporatore lavora a temperature molto basse, e sicuramente al di sotto dei livelli di temperatura che provocano la precipitazione dei carbonati, motivo in più per cui questi scambiatori non sono soggetti a sporcamento.

Per queste ragioni, è pertanto possibile impiegare canali di passaggio molto più piccoli, riducendo la quantità di gas frigorifero che circola nell’impianto creando così dei gruppi frigoriferi con un carbon footprint ancora più contenuto.

Manutenzione preventiva negli scambiatori di calore

Oggi si parla molto di manutenzione preventiva, o addirittura di manutenzione predittiva abilitata da analytics e intelligenza artificiale in contesti produttivi di Industria 4.0 che adottano la raccolta dati in ambienti IoT. Una manutenzione che sia in grado di anticipare problemi alle macchine è infatti cruciale per evitare guasti e fermi di produzione che portano elevate perdite economiche.

Nel caso degli scambiatori di calore a piastre, la manutenzione preventiva porta quindi indubbi vantaggi anche in termini di risparmio energetico, in quanto permette di sfruttare lo scambio termico alla massima efficienza, basata sui dati di progetto dell’impianto.

Il monitoraggio di alcuni parametri chiave consente nello specifico di valutare il momento in cui è utile procedere ad una manutenzione:

  • aumento del valore delle perdite di carico, rispetto ai valori di progetto
  • diminuzione delle prestazioni a livello delle temperature rispetto ai valori di progetto

Scambiatori a piastre fouling sporcamento manutenzione preventiva

 

Questi sono i due parametri da tenere sotto controllo per determinare se lo scambiatore necessita di una pulizia. Questi valori sono validi per qualsiasi tipo di scambiatore di calore: è infatti chiaro che a parità di portata lo sporcamento e le incrostazioni provocano un aumento delle perdite di carico, ovvero della differenza di pressione tra ingresso ed uscita del fluido. Inoltre lo ‘spessore’ delle incrostazioni ha un effetto per così dire isolante, portando a un decadimento del coefficiente di scambio termico nello scambiatore.

 

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Termoregolazione ad alta precisione in modalità monofluido

Nei processi produttivi dell’industria chimica e farmaceutica è comune l’impiego di centraline di termoregolazione monofluido per la regolazione della temperatura dei reattori. Tantissimi e diversi sono qui gli impieghi, poiché si va da piccoli reattori di laboratorio ai grandi reattori usati per produrre principi attivi nel farmaceutico, così come semplici mescolatori di sostanze chimiche o cosmetiche.

Il concetto alla base di tutte queste applicazioni è però lo stesso, dovendo mantenere questi sistemi a una temperatura tale da consentire di preparare il prodotto contenuto all’interno mediante una serie di salite e discese della temperatura, ovvero cicli controllati di riscaldamento e raffreddamento.

Questi reattori sono incamiciati, e nella camicia di questi reattori si può quindi far scorrere un fluido caldo o freddo per riscaldare e raffreddare il prodotto all’interno. Una prima semplice soluzione è far passare ad esempio vapore e acqua fredda per assolvere al compito. Ciò comporta però la difficoltà di dover vuotare completamente la camicia a ogni cambio di fluido di lavoro, onde evitare possibili contaminazioni degli stessi, e far circolare completamente il nuovo fluido, con relativi tempi tecnici richiesti.

La soluzione migliore è allora ricorrere alla termoregolazione monofluido, che impiega un unico fluido che scorre continuamente all’interno della camicia, che viene di volta in volta portato alla temperatura necessaria per riscaldare o raffreddare il prodotto mediante scambiatori di calore e valvole di regolazione. In funzione quindi di un set-point di temperatura che viene impostato dalla produzione del cliente tramite un PLC, che si interfaccia con la centralina di termoregolazione, si aprono le valvole sullo scambiatore del vapore per riscaldare piuttosto che quelle sull’acqua fredda per raffreddare il fluido che continua a circolare.

Esistono naturalmente tanti sistemi e diversificati, ad esempio centraline con sezione di riscaldamento elettrica e raffreddamento ad acqua, centraline con più livelli di temperatura, riscaldamento a vapore, raffreddamento con acqua di torre o acqua gelida per raggiungere temperature molto basse. Si tratta insomma di centraline estremamente customizzate, anche in considerazione del fatto che spesso lavorano in ambienti safe, o con certificazione Atex, o ancora vengono installate negli Stati Uniti, per cui sono fornite con certificazione UL, o in Russia, dove è richiesta la certificazione EAC.

Resta però invariato il principio di funzionamento, ossia avere un unico fluido che continua a circolare sul reattore che viene riscaldato o raffreddato da fluidi utilities che vengono immessi nella centralina di termoregolazione. Il vantaggio offerto dal sistema monofluido è di avere una costante circolazione di fluido, nessuna contaminazione dei fluidi di lavoro e, infine, avere un ampio range di regolazione. Con una gestione molto precisa delle temperature e un controllo molto accurato sui set-point di temperatura, con tolleranze molto ristrette, grazie all’impiego di sistemi PID, valvole modulanti e sistemi di regolazione molto raffinati.

Termoregolazione monofluido in impianto di concentrazione

Progettazione di una speciale centralina di termoregolazione monofluido per impianto di concentrazione, dedicato al recupero di metalli pregiati. La centralina di termoregolazione dei reattori provvede al mantenimento della temperatura dei reattori, tramite la regolazione effettuata su una batteria di scambiatori saldobrasati impiegando vapore come fluido di servizio caldo e acqua gelida per il circuito freddo.
Il tipo di applicazione comporta un ambiente parecchio aggressivo, e per tale motivo la selezione dei materiali è stata maturata a seguito di diverse esperienze e know-how maturato da Tempco sul campo, fino al raggiungimento del target richiesto grazie alla collaborazione tra il reparto di gestione dell’impianto del cliente e l’ufficio tecnico di Tempco.

Tempco termoregolazione monofluido reattori

In questa specifica applicazione, i limiti di lavoro erano molto spinti verso l’alto, trattandosi di centraline ad acqua pressurizzata con temperatura di lavoro di 140/150° C, che viene mantenuta per cicli di lavoro anche molto lunghi, con lavorazioni pertanto decisamente impegnative.

Gli scambiatori saldobrasati installati nella centralina sono il risultato di una progettazione speciale, sia dal punto di vista della circuitazione sia per le caratteristiche di design, in quanto devono resistere a variazioni di temperatura molto ampie, che superano spesso i 130° C.

Tempco termoregolazione monofluido reattori render

Tempco termoregolazione monofluido reattori scambiatori

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Fluidi e acciaio al carbonio negli scambiatori a piastre

Come sono fatte le connessioni negli scambiatori di calore a piastre, affinché i fluidi non entrino in contatto con l’acciaio al carbonio? Si tratta di una domanda che mi viene posta spesso.

Se il fluido impiegato non mostra particolari problemi a entrare in contatto con l’acciaio al carbonio, il fluido quando entra nella flangia è in contatto con il materiale. Dopodiché entra nello scambiatore ed è in contatto con l’acciaio inossidabile delle piastre. Molto spesso però è necessario evitare il contatto dei fluidi con parti e materiali che siano esposti a ossidazione e corrosione. In tal caso è preferibile che il fluido non sia mai a contatto con l’acciaio al carbonio.

Premesso che gli scambiatori di calore a piastre possono avere due tipologie di connessione, a flangia o tramite connessioni filettate, con le connessioni flangiate, il gioco è abbastanza semplice in quanto è sufficiente realizzare il fusto nella zona dei bocchelli con un rivestimento che può essere realizzato in gomma, come nitrile, etilene propilene, viton, oppure in acciaio inox AISI 304 o AISI 316. L’interno del fusto nella zona del bocchello è quindi protetto dallo stesso lining. La guarnizione della prima piastra va in contatto con l’anello circolare del lining, e in questo modo il fluido oltrepassa il fusto ed entra tra le prime due piastre, senza essere mai in contatto con l’acciaio al carbonio. La piastra finale è una piastra cieca quindi non va a contatto con l’acciaio al carbonio ma resta sempre e solo a contatto con le piastre in acciaio inossidabile.

A proposito, i fluidi non passano mai tra la prima piastra e il fusto, entrano direttamente tra le prime due piastre.

Con scambiatori di calore a piastre a connessioni filettate, i bocchelli – realizzati in acciaio inossidabile o in materiale plastico nel caso di fluidi aggressivi come acqua di mare e acidi – hanno un riscontro, una sorta di ‘cartella’ che va a contatto con la guarnizione, viene trattenuta dal fusto, e anche in questo modo il fluido che entra nello scambiatore è in contatto solo con l’acciaio inossidabile e con il materiale delle guarnizioni. Senza mai entrare in contatto con il ferro, la vernice o altri materiali che siano esposti a corrosione.

Il problema infine non si pone nemmeno nel caso di scambiatori di calore a piastre per impiego nell’industria alimentare, che hanno costruzione completamente in acciaio inossidabile per soddisfare i severi requisiti igienici del comparto.

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Raffreddamento a immersione e torri in fonderia a conchiglia

Nel 2011 Tempco ha installato un impianto di raffreddamento per un un’importante fonderia italiana. Il sistema di raffreddamento provvede nello specifico a raffreddare i forni a induzione, le conchigliatrici impiegate per la fusione in conchiglia di particolari metallici, le vasche di raffreddamento degli stampi e la vasche per il raffreddamento dei pezzi lavorati.

L’impianto nel suo insieme è costituito da:

Tempco raffreddamento fonderia torre di raffreddamento

Dopo oltre 10 anni di funzionamento, il cliente ha avuto la necessità di incrementare la potenzialità produttiva dell’impianto. Ciò ha richiesto il raddoppio della torre e del relativo sistema di distribuzione dell’acqua, dal momento che la fonderia prevede di installare nuovi forni a induzione oltre al fatto che il sistema dovrà asservire una nuova parte di impianto per il raffreddamento delle conchigliatrici.

Tempco raffreddamento fonderia conchigliatrici parti metalliche

Tempco raffreddamento fonderia scambiatori TCOIL a immersione

Tempco raffreddamento fonderia scambiatori saldobrasati

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