Il raffreddamento e la deumidificazione o essicazione dell’aria compressa, sono un passaggio fondamentale per rendere fruibile questa “utility” per i processi che la utilizzano, siano essi
- semplici azionamenti pneumatici
- pistole di soffiaggio
- utensili ad azionamento pneumatico
- valvole di regolazione
- sofisticati strumenti di controllo.
La presenza di umidità nell’aria compressa, senza bisogno di troppe spiegazioni, ha effetti disastrosi su tutte queste componenti.
I sistemi per eliminare questa umidità sono fondamentalmente due:
- essicatori che sfruttano cicli termici
- essicatori che sfruttano elementi “chimici” ad assorbimento
Vista la natura di questo blog, pare evidente che si parli dei primi.
In pratica per diminuire il contenuto di acqua nell’aria, molto semplicemente la si raffredda, facendole lambire delle superfici a bassa o bassissima temperatura, in modo da far condensare l’acqua presente nell’aria separandola. In questo modo si ottiene aria con un minor quantitativo di acqua assoluto, con un post-riscaldamento successivo, se ne controlla l’umidità relativa.
Giocando sulle temperature, ci si può spingere a livelli di essicamento piuttosto elevati.
Questi sistemi si basano sull’impiego di gruppi frigoriferi, abbinati a scambiatori di calore a superficie, l’aria compressa, viene fatta passare nel secondario dello scambiatore, mentre nel primario viene fatto passare a seconda dei livelli di temperatura e delle tipologie di impianto
- freon (espansione diretta)
- acqua addittivata con antigelo
- acqua fredda
E’ interessante vedere come negli ultimi anni, si siano sviluppati questi sistemi, basandosi sull’efficienza degli scambiatori di calore a piastre, utilizzandoli proprio in funzione di dryer per queste applicazioni.
Lo stesso tipo di scambiatore, viene invece visto ancora con diffidenza al di fuori da questi sistemi compatti, in quanto i progettisti sono abituati all’utilizzo del buon vecchio scambiatore a fascio tubiero.
Sono invece ormai centinaia le applicazioni consolidate, realizzate con l’impiego di scambiatori di calore a piastre, anche su portate di aria compressa decisamente “importanti” se non addirittura su impianti di produzione di gas tecnici
- a valle delle colonne di distillazione per il raffreddamento finale dei vari gas prodotti
- a monte per il raffreddamento dell’aria in ingresso ai compressori
Si tratta di vincere l’inerzia psicologica che porta ad utilizzare apparecchiature consolidate, che possono essere sostituite con altre decisamente innovative e più performanti.
Ormai gli scambiatori a piastre possono essere utilizzati con ottimi risultati su molteplici applicazioni di questo tipo. Certamente è richiesta una certa esperienza nel dimensionamento, nonchè alcune accortezze nella installazione, soprattutto quando si devono prendere in considerazione le condense generate dalla deumidificazione dell’aria.