Partendo da una domanda dal sapore ‘culinario’, cogliamo lo spunto per parlare di pitting negli scambiatori a piastre, effetto noto anche come vaiolatura. E’ infatti davvero molto illuminante la risposta che viene data a questo link al quesito se in una pentola per cucinare la pasta sia meglio aggiungere il sale all’acqua quando bolle o prima. La pratica corretta è aggiungere il sale a bollore in corso, in quanto le bolle che salgono impediscono al sale di depositarsi sul fondo, dove a contatto con il metallo della pentola assorbe il calore più rapidamente dell’acqua, in quanto grani solidi, creando un’area di contatto tra sale, acqua e metallo molto corrosiva per la pentola.
Il pitting è il risultato, ovvero piccole intaccature che con il tempo deteriorano la superficie del metallo scavando dei piccoli buchi. L’esempio del sale grosso nell’acqua in cucina rende bene l’idea di come avviene il pitting da cloruri con qualcosa che tutti conosciamo per pratica quotidiana. Lo stesso fenomeno lo osserviamo sulle piastre degli scambiatori di calore, quando in presenza di concentrazioni localizzate di elementi corrosivi (cloruri o altro) avviene la perforazione delle piastre.
Facciamo un esempio con impianti di ossidazione anodica.
Il fluido coinvolto in questo caso è acido solforico in percentuali tali che l’acciaio inox AISI 316 è più che sufficiente per resistere chimicamente all’aggressione. Nella zona dei bocchelli accade però che ad impianto fermo ci sia un ristagno di prodotto, con effetto di concentrazione dell’acido, che a lungo (o medio) termine provoca il tipico pitting e quindi la perforazione per corrosione delle piastre.
Per tale motivo in applicazioni come questa e analoghe è preferibile selezionare un materiale più resistente, come l’AVESTA 254 SMO, un tipo di acciaio inossidabile austenitico ad alto contenuto di molibdeno che offre nello specifico una elevata resistenza a corrosione e pitting.