Digitalizzazione e l’evoluzione rapida delle tecnologie digitali stanno riportando in auge il raffreddamento a liquido nei data center. Dopo il comune impiego di acqua per il raffreddamento nei primi grandi mainframe IBM, l’avvento dell’epoca PC/desktop aveva infatti generato un netto rifiuto per i sistemi a liquido, una vera ‘acquafobia’ che ha decretato il successo del raffreddamento ad aria per i componenti elettronici.
Il raffreddamento a liquido nei data center torna invece ora fortemente, e questo è dovuto principalmente all’aumento della densità di potenza dei rack, dovuto alla diffusione di IoT, Big data e Analytics, richiedendo soluzioni di dissipazione del calore generato dai sistemi molto più efficace: per dare un’idea, se fino a 5 anni fa un rack da 5Kw era classificato come di alta densità, oggi si colloca solo nella categoria medio-bassa. In questo, i liquidi offrono capacità di dissipazione superiore rispetto all’aria.
Altro vantaggio offerto è la riduzione degli spazi di installazione richiesti da una soluzione di raffreddamento a liquido rispetto a una ad aria, preziosa risorsa che ben soddisfa il trend di ottimizzazione degli spazi sia per i data center che per i rack stessi.
Varie sono le tecnologie di raffreddamento a liquido possibili, che impiegano acqua o speciali liquidi non conduttivi come il Novec 7000. Diverse sono quindi le possibili installazioni: in Tempco abbiamo già consegnato diverse soluzioni con scambiatori di calore posizionati nella parte posteriore dei rack, impiegando TCOIL opportunamente sagomati.
Altre tiplogie installative prevedono quindi il posizionamento dello scambiatore di calore a diretto contatto con i componenti hardware, quali CPU, GPU e FPGA. Infine, ancora più ‘coraggiosa’ è la versione con raffreddamento per immersione dei rack in fluidi dielettrici.
E sulla scia del ritorno del raffreddamento a liquido nei datacenter e della digitalizzazione, prossimo interessante settore applicativo potrebbe essere quello delle blockchain, del fintech e delle criptovalute.