Settimana nuova, problemi conosciuti.
Chiama una società che ha messo in marcia un impianto di cogenerazione da poche settimane.
“Lo scambiatore di emergenza non scambia, non funziona, mandate qualcuno con urgenza.”
Dico di verificare pressioni e temperature, ma nulla, muro di gomma, tutto inutile.
Andiamo a vedere cosa è successo.
Per il raffreddamento di emergenza dei motori endotermici dell’impianto di cogenerazione, il cliente in questione non potendo installare radiatori remoti per problemi di spazio, ha voluto degli scambiatori a piastre, alimentati da acqua in circuito chiuso (in teoria).
Arriviamo sul posto apriamo lo scambiatore e troviamo all’interno un biscotto di carbonati incrostati, formatisi in un paio di settimane di funzionamento.
Cosa è successo? in pratica il circuito chiuso di raffreddamento, alla fine è acqua di pozzo (in quanto non c’era abbastsanza acqua del circuito torri), tra le altre cose molto dura (gradi francesi oltre 30), non trattata.
Il raffreddamento di emergenza che a regime dovrebbe funzionare “in emergenza“, in pratica ha continuato a funzionare, in quanto il cliente non aveva ancora pronte le utenze per l’acqua calda, quindi il povero motore utilizzato per produrre energia elettrica, doveva pur buttarlo da qualche parte il calore generato.
Risultato, primario a 95°C secondario, acqua di rete a 15°C in ingresso, scaricata a circa 50-55°C, passando per la temperatura di precipitazione dei carbonati…risultato, incrostazioni di carbonati a go go e produzione di biscotti.
La soluzione? hanno messo in marcia le utenze e tutto si è sistemato, anche perchè a regime, l’acqua trattata ed addolcita della torre era sufficiente.
Per il nostro service un sabato di lavaggio piastre, smontaggio e rimontaggio.