In un precedente articolo, parlavo del risparmio energetico legato alla pulizia ed alla efficienza delle apparecchiature termiche sugli impianti di riscaldamento/Raffreddamento.
Un esempio tipico può essere banalmente la quantità di acqua calda prodotta dalla caldaia di casa, quando il relativo scambiatore è pulito e viceversa quando è sporco.
Proprio ultimamente si è verificato il caso di un nostro cliente, che su un paio di impianti lamentava un improvviso quanto anomalo calo di prestazioni degli scambiatori di calore a piastre, dedicati al recupero di energia termica dai motori endotermici dell’impianto di cogenerazione.
Essendo gli scambiatori delle macchine statiche, il problema di un calo di rendimento è raramente imputabile ad un deterioramento dello scambiatore stesso.
Mi spiego…in uno scambiatore se non si rompe, non c’è nulla che ne fa diminuire la resa (soprattutto se è sempre andato bene), questo effetto è solitamente riconducibile a cause esterne:
- sporcamento
- variazione delle condizioni di progetto (portate dei fluidi, temperature, pressioni)
- incremento dei servizi che deve servire.
Il servizio assistenza si è fatto dare alcune indicazioni relative alla pressione differenziale tra ingresso ed uscita del fluido riscaldato e si è recato sul posto con la soluzione.
In pratica lo scambiatore, che fino a poco prima aveva servito una utenza di riscaldamento a circuito chiuso, era stato dedicato a delle utenze di utilizzo di acqua calda a spillamento.
Questo ha provocato un continuo passaggio di acqua da rete, con conseguente deposito di incrostazioni (calcare) all’interno dello scambiatore stesso (vedi assistenza scambiatori), ovvero dove le temperature di parete causano la precipitazione dei carbonati.
Il problema è stato risolto con un “cleaning in place“, in pratica collegando una pompa di lavaggio, con relativi acidi, nel giro di un paio di ore, si è riportato lo scambiatore alle condizioni originarie.