Sfruttando calore di scarto a bassa temperatura, come ad esempio acqua surriscaldata a 100-120°C, acqua calda a 80-90°C vapore a bassa pressione <1 barg, ecc…, è possibile ottenere notevoli volumi di acqua refrigerata con temperature attorno ai +7+8°C, che può essere convenientemente utilizzata in numerosi cicli di processo industriali o civili di condizionamento, a costo contenuto mediante l’impiego di chiller ad assorbimento.
Utilizzando in combinazione una caldaia a recupero di calore oppure uno scambiatore di calore fumi/acqua, è possibile recuperare fino in fondo ogni calore residuo di gas combusti, ottenendo acqua a bassa temperatura a costi minimi, specie se confrontati con i costi relativi all’acqua raffreddata ottenuta con i soliti chiller basati sui cicli frigoriferi.
I chiller tradizionali a compressione, questa tipologia di macchine presenta i seguenti svantaggi:
- utilizzano fluidi refrigeranti cloro fluorurati (CHFC1), oggi in via di limitazione o regolamentazione d’uso, per i danni ambientali che causano allo strato di ozono dell’atmosfera terrestre
- richiedono un forte consumo di energia elettrica
- danno luogo a notevoli spese per la loro manutenzione
- generano problemi di smaltimento degli oli lubrificanti esausti.
Faccio un esempio interessante con qualche numero significativo:
abbiamo a disposizione circa 45.000 mc/h di gas combusti/fumi/aria calda provenienti magari da sfiati industriali già trattati.
Generalmente questi fumi vengono espulsi dal camino, infatti il basso livello termico ne sconsiglia il recupero efficiente.
Mediante l’uso combinato di uno scambiatore di calore e di un “chiller” ad assorbimento a bromuro di litio, è invece possibile ottenere una produzione di circa 500.000 KCal/h, che significano conti alla mano circa 100.000 l/h di acqua a 7°C, con un salto termico di 5°C e con una potenza elettrica impegnata quasi irrilevante (parliamo di circa una decina di kilowatt) e senza consumo di combustibile ausiliario.
Con le soluzioni tradizionali, basate sui gruppi refrigeratori dotati di compressori, il consumo orario di energia elettrica, a parità di frigorie prodotte, supera i 200 KWh.
L’impiego delle macchine ad assorbimento, in combinazione con sistemi di recupero di calore degradato, di vari tipi di fluidi industriali, oltre a permettere di ridurre quasi a zero il consumo di energia elettrica, presenta il grande vantaggio della mancanza di
organi meccanici in movimento e quindi l’assenza di fenomeni di usura, e della assoluta silenziosità di funzionamento nonchè di una vita eccezionalmente lunga dell’unità.
E’ importante aggiungere che sistemi del genere richiedono comunque investimenti di un certo peso economico.