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Controllo della temperatura, fattore chiave nello stampaggio di compositi in fibra di carbonio

I materiali compositi rinforzati in fibra di carbonio sono un materiale dalle alte prestazioni in termini di resistenza unitamente a leggerezza e duttilità che trova largo impiego nel comparto automotive, soprattutto per parti e componenti nelle supercar e nel motorsport, come abbiamo avuto già modo di trattare in passato.

Anche in questo tipo di processo produttivo, il controllo della temperatura è quindi un passaggio cruciale nello stampaggio di materiali compositi come la fibra di carbonio, per una varietà di motivi fondamentali:

1. Qualità del prodotto: la temperatura influisce direttamente sulla qualità del prodotto finale. Una temperatura corretta mantenuta nel processo produttivo garantisce che la resina utilizzata nel composito si polimerizzi in modo uniforme, evitando difetti come bolle d’aria, delaminazioni o punti deboli che potrebbero compromettere l’integrità strutturale del componente.

 L'immagine mostra un esempio di componente in materiale composito con fibra di carbonio, la cui produzione richiede un controllo della temperatura molto fine

2. Cicli di produzione: un controllo preciso della temperatura può ottimizzare i cicli di produzione, riducendo i tempi di polimerizzazione e aumentando l’efficienza. Temperature troppo basse allungano i tempi di polimerizzazione, mentre temperature troppo alte possono causare il degrado del materiale.

3. Proprietà meccaniche: le proprietà meccaniche del composito, come la resistenza e la rigidità, dipendono molto dal profilo di temperatura durante lo stampaggio. Una temperatura non uniforme può portare a una distribuzione disomogenea delle proprietà meccaniche nel pezzo finito.

4. Sicurezza operativa: mantenere un controllo stretto della temperatura è anche una questione di sicurezza, poiché temperature eccessive possono causare la degradazione termica della resina o addirittura innescare reazioni esotermiche pericolose.

Scambiatori free flow nella produzione di carta e plastica

Eccoci di nuovo a parlare di scambiatori di calore free flow. Questi scambiatori consentono infatti di realizzare interessanti applicazioni di recupero energetico e trasferimento di calore , e in un precedente video abbiamo già avuto modo di parlarne in relazione a una particolare applicazione nel settore tessile.

Ma esistono anche applicazioni che non prevedono per forza un recupero energetico, ma richiedono necessariamente il raffreddamento del processo produttivo a cui gli scambiatori sono asserviti. In questo caso specifico, gli scambiatori free flow sono impiegati nell’industria della carta e della cellulosa, che comprende settori che lavorano la polpa di carta e quindi, chiaramente prima che vengano formati i fogli di carta, utilizzano acqua ricca di particelle solide in sospensione.

Un’altra applicazione simile in cui utilizziamo molti di questi scambiatori è legata alla produzione di granulo plastica. Anche in questo caso, l’acqua di processo da raffreddare è molto sporca e ricca di particelle solide in sospensione.

Si tratta di scambiatori di calore a piastre e, come abbiamo già visto, presentano una struttura particolare. Qualcuno ha obiettato, non avendo punti di contatto tra le piastre, quale livello di pressione differenziale possano sopportare. Chiaramente, possono sopportare pressioni differenziali inferiori rispetto ai classici scambiatori di calore a piastre. Ecco perché, in questo caso, le piastre hanno uno spessore maggiore, a partire da 0,8 o 1 mm, a seconda delle dimensioni della piastra. Di solito sono piastre piuttosto grandi e sono caratterizzate da una bassa resistenza, quindi con basse pressioni di progetto, arrivando fino a PN6, PN10, raramente PN16.

Ma, dopotutto, il tipo di applicazioni in cui vengono impiegati questi scambiatori non richiede mai pressioni di esercizio elevate, solitamente limitate alla pressione di circolazione di una pompa centrifuga, quindi 3 o 4 bar.

Introduzione ai compressori multistadio, funzioni e applicazioni

I compressori multistadio sono dispositivi essenziali per aumentare la pressione di gas tecnici come aria, idrogeno e altri gas industriali. La compressione viene suddivisa in più stadi per ottimizzare il processo, migliorare l’efficienza e gestire le temperature generate durante la compressione.

A cosa servono i compressori multistadio? Questi compressori sono utilizzati in numerosi settori industriali:

• Produzione di energia: per applicazioni legate all’idrogeno e alle turbine a gas.
• Industria chimica: per il trasporto e la lavorazione di gas tecnici.
• Settore automotive: nelle stazioni di rifornimento di idrogeno per veicoli fuel-cell.
• Oil & Gas: per la compressione di gas naturali o di processo.

Immagine che mostra due addetti in impianto con compressori multistadio per gas tecnici

Perché è necessario il raffreddamento interstadio?
Durante ogni fase di compressione, il gas si riscalda in modo significativo. Un sistema di raffreddamento interstadio è indispensabile per:

• Ridurre il lavoro necessario nella fase successiva.
• Proteggere i componenti dalla temperatura elevata.
• Mantenere la sicurezza e l’efficienza operativa.

Strettamente legato ai compressori multistadio è quindi il raffreddamento interstadio dei gas tecnici trattati, possibile grazie all’impiego di soluzioni multi-stream, applicazione ideale per gli scambiatori PCHE. Due agromenti che meritano di essere trattati più diffusamente in una serie di prossimi articoli.

Centraline di termoregolazione pressurizzate e atmosferiche

Continuiamo a parlare di centraline di termoregolazione TREG. In un video precedente abbiamo parlato dei diversi tipi di fluidi impiegati con le TREG. Ora parliamo delle tipogie di unità di termoregolazione in base al tipo di fluido impiegato.

Iniziamo con le centraline di termoregolazione che impiegano acqua. In genere è possibile utilizzare centraline di termoregolazione con circuito atmosferico o con circuito pressurizzato.

La prima e più importante differenza è rappresentata dal range di temperatura di lavoro. Fino a 90° C possiamo chiaramente utilizzare un’unità di termoregolazione atmosferica. Oltre i 90° C, a causa del punto di ebollizione, è necessario utilizzare unità di termoregolazione con acqua pressurizzata, ovvero unità di termoregolazione con circuito chiuso e sigillato che sono pertanto in grado di resistere alla pressione. Come se fosse una specie di pentola a pressione, chiaramente con una serie di misure di sicurezza aggiuntive, ma è un argomento che potremmo trattare in un prossimo video.

Spesso si impiegano anche gruppi termoregolatori ad acqua pressurizzata perché offrono un vantaggio, ovvero permettono di essere installati in qualsiasi punto dell’impianto senza rispettare le altezze. Spieghiamo meglio: una centralina atmosferica, avendo un circuito idraulico aperto, necessita di avere il vaso di espansione posto nel punto più alto dell’impianto, altrimenti, per il principio dei vasi comunicanti, l’impianto si svuoterebbe.

Una unità di termoregolazione pressurizzata è invece fondamentalmente un circuito chiuso e sigillato, quindi l’acqua viene messa in circolazione e una volta sfiatata l’aria dai punti alti dell’impianto la centralina può funzionare senza problemi. Chiaramente, la tipologia di centralina più appropriata può essere selezionata in base al tipo di impianto.

Molte volte, la centralina atmosferica offre vantaggi rispetto a quella pressurizzata. La centralina pressurizzata, come detto, offre il vantaggio che, una volta sfiatata l’aria dal circuito, il circuito è pieno, l’acqua circola e non ci sono ulteriori problemi. Ma ci sono alcuni processi industriali che presentano circuiti molto complessi, con vari punti in cui si possono formare sacche d’aria difficili da sfiatare ed eliminare. In questo caso, una centraline di termoregolazione atmosferica installata nel punto più alto dell’impianto potrebbe essere una soluzione vincente, perché la pompa rimane sotto il battente del serbatoio, e quindi sempre azionata dall’acqua, e spinge l’acqua all’interno dell’impianto.

Eventuali bolle d’aria non arriveranno alla pompa ma saranno raccolte direttamente nel vaso di espansione o all’interno del serbatoio di raccolta dell’acqua, che è installato nel punto più alto dell’impianto, e quindi automaticamente sfiatate, senza problemi. Questo consente di operare con la pompa senza problemi, soprattutto nella fase di avviamento dell’impianto.

Materiali sostenibili per gli sversamenti accidentali di olio

In tema di infrastrutture sostenibili e tutela dell’ambiente e della salute in caso di sversamenti accidentali di olio diatermico nelle centraline di termoregolazione, un articolo alternativo e molto interessante, che unisce innovazione e sostenibilità, è FoamFlex, un polimero ecologico sviluppato per prevenire ed eliminare l’inquinamento da oli e idrocarburi.

Si tratta nello specifico di una spugna riutilizzabile sviluppata da Test1 Solutions, una PMI innovativa partecipata da CDP, che in breve tempo è in grado di assorbire e recuperare grandi quantità di olio, apportando un radicale cambiamento in senso green ed ecologico nella gestione degli oli e dei rifiuti. FoamFlex è una spugna oleofila e idrofoba altamente performante e riutilizzabile dopo la strizzatura. L’innovativo materiale sostenibile sviluppato da T1 è in grado di assorbire oli industriali, carburanti e oli dielettrici, e consente di essere strizzata e riciclata fino a 200 volte, mantenendo le stesse performance e riducendo del 93% i costi di bonifica e smaltimento per l’industria e le infrastrutture e del 98% l’impronta di carbonio, grazie alla drastica riduzione dei rifiuti.

Tempco FoamFlex T1 Solutions spugna ecologica recupero oli

Lo speciale materiale consente il recupero di solo olio, 1 kg di materiale assorbe fino a 5.000 kg di idrocarburi, e non di acqua, che viene catturata in percentuale inferiore al 5%. Il processo di strizzatura è semplice e veloce, e può avvenire sia con metodi manuali sia automatizzati. Il materiale è compatibile con tutti i tipi di oli e idrocarburi, e l’olio recuperato può inoltre essere classificato come olio esausto e tornare come risorsa in ottica di circolarità. Rispetto ai tradizionali metodi di assorbimenti di oli, FoamFlex riduce quindi di oltre il 99% le emissioni di CO2 generate, potendo essere riutilizzata senza generare rifiuti solidi.

Tempco FoamFlex T1 Solutions spugna ecologica recupero sversamento olio diatermico fluidi dielettrici

FoamFlex si propone quindi come una soluzione sostenibile per mitigare l’impatto ambientale ad esempio di impianti di termoregolazione a olio diatermico o fluidi dielettrici per raffreddamento di trasformatori nel caso di sversamenti accidentali di olio. Questi, se non gestiti correttamente, oltre a essere dannosi per l’ambiente rappresentano una potenziale causa di incidenti sul lavoro, quali scivolamenti, incendi, esalazioni e irritazioni cutanee. Offrendo in tal modo una soluzione ecologica di valore sui molteplici fronti della sicurezza, della salute e della tutela dell’ambiente e della biodiversità.

Applicazioni sempre più varie delle centraline di termoregolazione TREG nei banchi prova

Una delle applicazioni più interessanti e frequenti delle centraline di termoregolazione TREG che implementiamo in Tempco riguarda i banchi prova. Si tratta in particolare di un argomento sempre di grande attualità perché trova sempre nuove e diverse applicazioni.

Le TREG trovano infatti numerose tipologie di applicazione nei banchi prova, ad esempio quando i banchi prova sono destinati al collaudo di componenti automobilistici come radiatori, di parti di motore o anche di utilities legate all’industria automobilistica, ad esempio pompe per la circolazione dell’acqua o pompe elettriche, o comunque componenti che sono sottoposti a forti variazioni di temperatura, sia dovute alla temperatura ambiente che alla temperatura del fluido con cui lavorano.

Bene, è molto interessante poter testare queste apparecchiature introducendole all’interno di camere climatiche dove variamo la temperatura ambiente. Insieme alla variazione della temperatura ambiente, è anche interessante variare la temperatura del fluido che alimenta questi elementi o che devono trattare. Chiaramente, si può quindi seguire la temperatura della camera climatica, seguendo quindi una certa temperatura ambiente, o anche andare in contrasto con la temperatura ambiente per valutare e convalidare il comportamento di questi componenti in condizioni di temperatura variabile.

Allo stesso modo, le parti meccaniche dei motori vengono testate inducendo una variazione della temperatura, ad esempio dell’olio lubrificante, a seconda delle diverse condizioni di lavoro. Invece di un motore completo, è anche possibile testare singoli componenti utilizzando anche variazioni di temperatura in un intervallo molto ampio, da temperature di valore negativo fino a temperature estremamente positive, ad esempio da -20° C fino a +130° C. Questo perché possiamo ad esempio pensare di avere un motore all’interno di un veicolo parcheggiato ed esposto a temperature molto fredde, che viene avviato facendo salire velocemente la temperatura fino a raggiungere le normali condizioni di utilizzo. E quindi abbiamo una variazione di temperatura molto ampia, ad esempio per l’olio refrigerante.

Tutte queste applicazioni possono essere servite da unità di termoregolazione che simulano accuratamente le varie situazioni ambientali e le diverse situazioni di carico.

Chiller a -30° C per controllo termico nei processi farmaceutici

Nel settore farmaceutico, il raffreddamento di precisione è essenziale per garantire la stabilità delle reazioni chimiche e la qualità del prodotto finito. Tempco ha recentemente fornito due chiller condensati ad acqua, progettati per operare con soluzione acqua/glicole a -30°C, destinati al raffreddamento di reattori in una nuova linea di produzione farmaceutica.

Questa fornitura, portata a termine a fine dello scorso anno e avviata a gennaio con collaudo on-site positivo, si è distinta per due fattori chiave:

  • Performance e affidabilità: impianto progettato per garantire continuità operativa h24.
  • Tempi di consegna ridotti: progettazione, realizzazione e collaudo completati nei tempi richiesti, consentendo al cliente di avviare la produzione senza ritardi.

Tempco chiller -30 C controllo termico pharma

Di seguito le caratteristiche tecniche dei chiller forniti:

• Fluido di processo: miscela acqua/glicole monoetilenico inibito al 50%
• Temperatura di esercizio: -30°C
• Potenza frigorifera: 75 kW per unità
• Condensazione ad acqua con scambiatori a piastre
• Installazione indoor, in un’area sicura del sito produttivo
• Tensione di alimentazione: 400V – 3F – 50Hz

I chiller hanno circuito idraulico integrato, e ogni unità è fornita completa di: pompa di circolazione, con prevalenza di 2÷2,5 bar, garantendo un flusso stabile e costante ai reattori; serbatoio di accumulo, per ottimizzare la gestione termica e ridurre le fluttuazioni di temperatura; valvole termostatiche, per un controllo preciso della regolazione frigorifera; accumuli e tubazioni in inox AISI 304, con coibentazione e rivestimento in lamierino inox, per garantire durabilità e isolamento termico ottimale.

Tempco chiller -30 C controllo termico industria farmaceutica

Tempco chiller -30 C controllo termico processi farmaceutici
Diversi sono infine i vantaggi dell’impianto realizzato per il cliente:

  • Massima efficienza energetica – grazie alla condensazione ad acqua e all’uso di scambiatori a piastre ad alta efficienza.
  • Precisione nel controllo della temperatura – essenziale per la stabilità dei processi chimici farmaceutici.
  • Affidabilità operativa – progettato per funzionare in modo continuativo senza interruzioni.
  • Installazione plug & play – grazie all’integrazione completa della parte idraulica, il sistema è stato immediatamente messo in produzione dopo il collaudo.

Tempco chiller -30 C controllo termico pharma installazione

Questa fornitura rappresenta un altro esempio di come Tempco sia in grado di sviluppare soluzioni avanzate per il raffreddamento industriale, con elevata efficienza e tempi di consegna ridotti. Grazie alla nostra esperienza nel settore pharma, siamo riusciti a rispondere in modo puntuale alle esigenze del cliente, garantendo un impianto performante e pronto all’uso.

Scambiatori saldobrasati speciali in applicazioni idrogeno

In alcuni video recenti abbiamo molto parlato delle applicazioni degli scambiatori di calore PCHE, scambiatori di calore a circuito stampato, per il loro utilizzo nelle applicazioni con idrogeno e nell’industria dell’idrogeno, con tipologie di impianti e apparecchiature che comportano alti livelli di temperatura e alta pressione, applicazioni in effetti molto particolari e impegnative.

Per questo stesso settore è però anche possibile impiegare scambiatori di calore a piastre saldobrasati, che sono sicuramente meno costosi ma hanno anche limiti molto più bassi rispetto alle condizioni di lavoro. Tuttavia, possono comunque essere una soluzione molto efficiente ed efficace fino a determinati livelli di temperatura e pressione. Si tratta chiaramente di scambiatori a piastre saldobrasati particolari, non saldobrasati rame ma saldobrasati nichel o anche scambiatori a piastre saldobrasate con filler in acciaio inox, che quindi non hanno controindicazioni laddove i fluidi coinvolti nello scambio termico possono reagire con gli ioni di rame. Ciò significa che non ci sono problemi di compatibilità chimica.

Questi scambiatori a piastre saldobrasate possono offrire ottime prestazioni per temperature piuttosto elevate, 200, 300 o 400° C e alcuni modelli possono essere adatti anche a temperature più elevate, ma possono lavorare a livelli di pressione molto più bassi rispetto agli scambiatori PCHE, Pertanto, possono essere impiegati solo in alcune applicazioni dove il limite di pressione consente l’uso di questo tipo di scambiatori di calore a piastre saldobrasati. Anche questo tipo di scambiatori, essendo completamente saldati, offre infine il vantaggio di un’elevata capacità di tenuta che si traduce nel vantaggio di essere garantiti esenti da perdite e miscelazione tra i fluidi.

 

Centraline di termoregolazione TREG nei banchi prova per automotive e negli EV

Nel settore automotive ed elettrico, i banchi prova sono fondamentali per simulare le condizioni operative e testare la resistenza e le prestazioni dei componenti. Per questo genere di applicazioni sono quindi fondamentali le centraline di termoregolazione TREG, che permettono di garantire un controllo termico affidabile, essenziale per ottenere dati precisi e ripetibili nelle operazioni di test e simulazione dei dispositivi.

Diverse sono le applicazioni principali in cui le centraline TREG trovano impiego nei banchi prova nel settore automobilistico e delle auto elettriche, tra cui:

  1. Test su motori e trasmissioni: le centraline di termoregolazione offrono la possibilità di gestire ampi range di temperature per condurre test estremi, effettuando prove di simulazione di condizioni operative reali per motori a combustione, trasmissioni e parti del motore.
  2. Valutazione delle batterie per veicoli elettrici: le TREG vengono utilizzate per eseguire il controllo termico durante i processi di carica/scarica e nel ciclo di vita delle batterie. Garantire con precisione la stabilità termica durante questi test migliora l’affidabilità dei dati e consente di prevenire possibili danni a carico dei componenti.
  3. Prove su inverter e sistemi di trazione: le unità di termoregolazione vengono in questo ambito utilizzate per simulare il comportamento termico degli inverter in una varietà di condizioni operative. Questo permette ai progettisti di poter ottimizzare i sistemi di raffreddamento dedicati.


Tempco centraline termoregolazione banchi prova automotive auto elettriche

Nelle applicazioni per banchi prova di componenti per l’industria automobilistica e nell’elettrificazione, le centraline TREG offrono quindi una serie di vantaggi:

  • Range termici estesi: ideali per test a temperature sia molto basse che elevate -30°C / +300°C
  • Affidabilità operativa: robustezza anche in condizioni di stress prolungato
  • Adattabilità: configurabili per diverse applicazioni nei banchi prova
  • Interfacce configurabili e adattabili per monitoraggio e registrazione dei dati

In conclusione, le soluzioni TREG rappresentano un partner tecnologico affidabile per le aziende del settore automotive e nella trazione in elettrico, fornendo prestazioni elevate supportando l’innovazione tecnologica perseguendo la massima efficienza e affidabilità possibili dei diversi tipi di powertrain.

 

Fluidi dielettrici nel raffreddamento di data center e componentistica elettronica

Fluidi dielettrici, cosa sono e a cosa servono. Abbiamo già parlato in passato dei fluidi dielettrici legati al raffreddamento di schede elettroniche immerse in fluidi, in merito al cosiddetto raffreddamento a liquido. Si tratta quindi di applicazioni di free cooling per data center dove i PCB sono direttamente immersi in un fluido dielettrico, ovvero un tipo di fluido che non conduce elettricità.

Questi stessi fluidi dielettrici vengono utilizzati anche per testare sistemi di termoregolazione e raffreddamento di data center o per altri componenti elettronici, ad esempio nell’industria automobilistica, o anche nella produzione di batterie per veicoli elettrici, per valutare le prestazioni di questi componenti al variare delle condizioni di temperatura.

Dal punto di vista costruttivo, l’impiego di questi fluidi comporta pochissime modifiche alle unità di termoregolazione in quanto i fluidi dielettrici sono in definitiva molto simili agli oli, sia per le loro caratteristiche fisiche che termodinamiche. Pertanto, restano pressoché invariati anche i componenti utilizzati nelle centraline di termoregolazione che impiegano questa speciale tipologia di fluidi.